ANDREA SIGNORINI
Difensore
Nato a Genova il 31 gennaio 1990
Esordio in A: 17 maggio 2005, Genoa-Chievo 2-2
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2004-05 |
PISA |
C1 |
0 |
0 |
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2005-06 |
GENOA |
C1 |
0 |
0 |
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2006-07 |
GENOA |
B |
0 |
0 |
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13 |
2007-08 |
GENOA |
A |
0 |
0 |
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34 |
2008-09 |
GENOA |
A |
1 |
0 |
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2008-09 |
GENOA |
A |
1 |
0 |
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2011-12 |
BENEVENTO |
C1 |
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(legenda)
È un miracolo triste, banale e bellissimo quello che sembra destinato a manifestarsi a Genova nel giro di un paio di stagioni, una storia da soap opera sceneggiata senza troppa fantasia, la reincarnazione dell’eroe scomparso in un figlio maschio giovane, bello e talmente somigliante da non aver mai avuto bisogno di recitare le generalità. Il genio non si trasmette coi geni, almeno nel calcio, ma questa volta almeno il talento sembra essere passato, un risarcimento anticipato del destino per la tragedia che si sarebbe manifestata di lì a qualche anno. Ne aveva solamente due Andrea Signorini quando il padre entrò nella storia del club più antico d’Italia andando a battere il Livepool ad Anfield Road, undici quando tornò a Marassi per un privilegio unico e atroce, quello di assistere, con un anno e mezzo di anticipo, al suo stesso funerale.
Avevano riempito lo stadio i tifosi rossoblu, per salutare Il Capitano: sapevano che era l’ultima volta, e che la raccolta di fondi contro il morbo di Lou Gehrig non sarebbe servita a lui, ma alla sua memoria, perché la sclerosi che gli aveva atrofizzato i muscoli degli arti e del viso, lasciandogli come unico segno di vita le lacrime, era incurabile e irreversibile, e sarebbe presto arrivata a fermargli il cuore. A spingere la sedia a rotelle, sul prato del Ferraris, la figlia Benedetta con il fratellino, con quella stessa maglia rossoblu che porta ancora oggi, sei anni dopo. Avrebbe tutto del raccomandato d’acciaio il giovane Andrea, passato due anni fa dal settore giovanile del Pisa – la città dove il padre era nato, aveva debuttato nel calcio professionistico, ed era tornato a fare il dirigente dopo aver smesso di giocare – a quello del Genoa, che fa allenare la prima squadra a Pegli, al Centro Sportivo Gianluca Signorini. Era l’estate del 2005, e il ritorno nella città natale di quel quindicenne dal cognome denso di ricordi, poche settimane dopo la retrocessione in C1 per illecito sportivo, puzzava molto di operazione di facciata, una via di mezzo tra il contentino per i tanti tifosi rimasti ancorati al passato e la buona azione verso un ragazzino rimasto orfano.
L’inizio del campionato ha dissipato ogni dubbio: il figlio del pupillo di Arrigo Sacchi (che a Franco Baresi, che cinque anni prima aveva vinto il Mondiale di Spagna, raccomandava di “giocare come Signorini”) era il più bravo di tutti, per eleganza, scelta di tempo e personalità. Non può aver visto giocare il padre, che smise quando lui aveva solo cinque anni, ma segue lo stesso le sue orme, al centro della difesa, con la maglia numero sei e spesso e volentieri pure la fascia di capitano. Lo scorso anno era il leader degli Allievi Nazionali, che andarono molto vicini al primo scudetto di categoria: eliminarono Roma ed Empoli nel corso della Final Eight, giocarono la finale senza di lui, fermato per somma di cartellini, e il Milan di Paloschi fece quattro gol nei primi venti minuti.
In Primavera sarà squalificato anche domani, per un’ammonizione presa proprio contro gli ex compagni del Pisa, e salterà la trasferta di Modena. Potrebbe approfittarne per tornare a Marassi, per vedere la squadra con cui già si allena contro quella che nell’87 prese il padre dal Parma e lo lanciò in serie A, ricordandolo nel giorno del commiato con le lacrime di Conti, Pruzzo, Giannini e Voeller. Per sfidarla ci sarà sempre tempo, visto che questa settimana Gasperini, che ad agosto lo ha portato in panchina in Coppa Italia, ha tutti i difensori a disposizione. Come ci sarà tempo per lasciare la maglia numero tredici, con cui è stato inserito nelle liste della Lega, e prendersi quello che gli spetta, la numero sei, che la società ha ritirato in onore del padre. Al figlio di Puerta, a Siviglia, l’hanno promessa ancor prima che nascesse, a Genoa vogliono prima vederlo diventare uomo.
(Francesco Oddi - 23 novembre ’07)